Nel 1381, anno della grande epidemia, troviamo il testamento di un altro eminente bassanese, Puccio Vocchini, il quale dispone di essere sepolto nella chiesa di Santa Maria, di cui è Rettore Lorenzo del fu Antonio. Vi sono nominati eredi universali i figli Petruccio e Coluccia ed usufruttuaria la moglie Vannozza. Il numero dei testi, ben sette, mostra l’importanza del testatore, di cui però non conosciamo altro: Antonio di Pietro, Angiolello Mastini, Lucio e Palazio Giovanni Nucci, Pietro Picchi, Cola Lelli di Pasqualone e Nardo figlio del detto Picchi, tutti di Bassano.
Il Presbiter rettore della chiesa di Santa Maria, Lorenzo di Antonio, è anche citato come teste, ancora vivente il padre, in un atto poco precedente, rogato “in dicto castro et sub dicto porticu” (Sottoporta: è il sottopasso d’ingresso della porta principale del Castro, scavato nel masso tufaceo), insieme a Giovanni Poche Paraole, Panalfuccio di Paltonero e Puccio figlio di (Riccarduccio) Peroscia dei signori di Bassano. [ricordiamo che Giovanni Poche Paraole (parabole ndr) era a capo dell’Ospedale Santo Spirito di Bassano, che aveva numerosi possedimenti nel territorio comunale].
Del 13 Maggio1383 è un contratto di mutuo stipulato da Panalfuccio di Paltonero, fratello di Giacomo, con Guglielmo di Allegruccio, ebreo di Capranica. I prestiti con interesse, considerati usurarii, erano vietati ai cristiani, ne approfittavano gli ebrei che li gestivano ricavando notevoli profitti.
Il documento del notaio Marcoli, 17 gennaio 1392, citato sopra, è interessante sotto diversi punti di vista. Si tratta della licenza concessa dal vescovo Bernardo de Urbe al “presbitero Laurentio rectoris ipsius Ecclesie nec non Pucio Contis et Guercio Falconi santensibus” per la vendita di beni della chiesa parrocchiale di Santa Maria. Tale licenza si era resa necessaria perché la parete delle mura della chiesa, dalla parte della Rocca, e lo stesso campanile stavano crollando dalle fondamenta, nonostante fossero state riedificate e riparate più volte con grandi spese. Non avendo disponibilità della rilevante somma necessaria, fu d’obbligo ricorrere alla vendita di alcuni immobili della chiesa. “.... quedam paries mura ecclesie sancte marie de Castro Vaxani sutrine diocesis cuius campanili eiusdem ecclesie que est ex latere ipsius ecclesiam versus Roccam dicti castri fuerit funditus versa totaliter in ruvinam, ............. cuius rehedificationem et reparationem ecclesie multe varie et diverse facte fuerit expense et quem plures alias facere sit necesse”
(continua)
NB: le fonti e le note faranno parte della pubblicazione integrale ma sono omesse in queste dispense FB a carattere divulgativo.
Dott. Giovanni Maggi
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