STORIA DI UN PAESE DI ¾
Ma chi erano e da dove venivano i Seromanis? Il nome potrebbe forse derivare dalla famiglia Romani (Ser Romani), ramo cadetto dei Papareschi, una delle famiglie baronali di Roma, delle quali Cola di Rienzo diceva: «lli baroni de Roma so derobatori de strada: essi consiento li omicidii, le robbarie, li adulterii, onne male; essi voco che la loro citate iaccia desolata». Di certo sappiamo che era una gente numerosa ed influente del rione Pigna, piuttosto facoltosa, e che diversi membri, tra i quali Paolo fratello di Cecco, erano notai. Ma che peso e che ruolo avevano nella Roma del trecento e quali rapporti o legami avevano con la comunità bassanese?
Se effettivamente derivati dai Romani, i quali erano stati proprietari di Cerveteri, Santa Severa, Castel Giuliano, Torricella ed altri castra, alcuni dei quali non localizzati, come la Rocca di Tingiano, Adinara e Cazzateinculo, ma tutti tra il mare ed i territori del lago di Bracciano, avrebbero ben potuto avere, come avevano, proprietà nel castello e/o nel territorio di Bassano. Che Cecco non doni al Dominus (o ai Signori), quindi non per un rapporto personale, ma al Comune di Bassano, cioè per un rapporto con l’Universitas castri, può essere la conferma di quest’ipotesi. Sembrerebbe una scelta affettiva, magari per aver trascorso qui parte della sua vita, da privato o da pubblico ufficiale. Infatti erano anni in cui tutta la Tuscia romana era tributaria del Comune di Roma. Né bisogna dimenticare comunque che, a meno di motivazioni sconosciute, questo lascito indica una generosità non rara per i tempi, tenendo presente l’instaurazione, nella Roma dell’epoca, del governo della “Repubblica Popolare del Popolo Romano” sorretta dalla “Felice Società dei balestrieri e dei pavesati”, che aveva estromesso i baroni da ogni carica e dalla città stessa.
Intanto i “cento” abitanti desunti per il secolo precedente dovevano essere aumentati notevolmente, visto che nel 1371 la chiesa di Bassano ha ben due Rettori, i presbiteri Iorio ed Eusebio, che firmano gli atti del sinodo diocesano.
Ritroviamo il nobile uomo Riccarduccio di Nuccio dei signori di Bassano come teste con un certo Giacomo di Paltonero e Silvestro Monaco, in un atto rogato in Bassano il 14 aprile 1378. Si tratta della donazione di una casa arredata e di un lotto edificabile (casalenum), unito alla casa, e posti in Bassano, da parte dei Conti Francesco, Nicola e Lippa Anguillara di Capranica, a Giovanni fu Palozio Guidotto, che, il giorno prima, aveva venduto a Silvestro Monaco “ un pezzo di terra con una vigna unita a detta terra, posta nel territorio di detto Castro in contrada Valle, accanto la proprietà degli eredi Caprini, eredi Palozio Guidotto e proprietà della chiesa di Santa Maria di detto Castro. Inoltre, un pezzo di prato con certe terre congiunte con esso, in contrada Cavoni, accanto alle terre della predetta chiesa, terre di Palozio Guidotto e di Nuccio. Anche un pezzo di terra in contrada Ponte di Viano, presso la proprietà di Giovanni Giorno, degli eredi di Lucio Negro e di Bussi. Anche un pozzo in contrada Spiazzi, una tina, una botte, una grotta sotto il muro del Castro …” per il prezzo di 60 fiorini d’oro.
Di Silvestro Monaco si ricorda che in passato aveva svolto l’incarico di viceconte, per gli Anguillara di Capranica. Il viceconte (vicecomes) non era un personaggio nobile, a differenza del vicario, spesso un notaio, nominato dal conte in sua rappresentanza, questi veniva eletto dagli homines del singolo castello e svolgeva funzioni di raccordo tra le istanze locali e il potere signorile. Giacomo di Paltonero era fattore dei conti gemelli Francesco e Nicola Anguillara che, in un atto rogato in Bassano il 24 gennaio 1409, gli concedono in enfiteusi un pezzo di terra da condurre a prato, situato nel territorio di Bassano, in contrada Fonte di Prata. Si trattava, probabilmente, di un riconoscimento per il servizio prestato. L’atto fu sottoscritto da Cola di Lello di Pasqualone, del castello di Bassano, procuratore (sensale) dei Conti e degli eredi del fu Giovanni di Simone.
(continua)
NB: le fonti e le note faranno parte della pubblicazione integrale ma sono omesse in queste dispense FB a carattere divulgativo.
Dott. Giovanni Maggi
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