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LA VERA STORIA DEL PORCO DI SANT’ANTONIO.

2024-02-09 16:19

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Bassano Romano,

LA VERA STORIA DEL PORCO DI SANT’ANTONIO.

Non solo a Bassano, si diceva, ma ora un po’ s’è perso, “pure Sant’Antonio s’innamorò del porco”, per commentare/giustificare la scelta di un compagno/a non proprio appetibile.
Ma come è potuto succedere che il fondatore del monachesimo cristiano, il più santo degli egiziani ed il più venerato tra i santi, un must, sia stato accompagnato nell’iconografia ad un maiale? Succintamente vado a spiegare.


LA VERA STORIA DEL PORCO DI SANT’ANTONIO.

Antonio fondò i primi monasteri nel deserto egiziano a cavallo tra III e IV secolo, poi il monachesimo si diffuse anche in occidente ed i monaci antoniani si dedicarono alla cura dei malati mentre la devozione verso il santo divenne universale.



Nel medioevo erano molto diffuse le malattie della pelle, in particolare l’ergotismo e l’herpes zoster, che i monaci curavano con unguenti a base di grasso di maiale. Per questo avevano avuto dal papa il permesso di allevare maiali a carico della comunità, cosicché i “porci di Sant’Antonio” giravano liberi per i paesi, con un campanello al collo, intoccabili a pena di orrende disgrazie oltre alle pene giudiziarie.



La cura funzionava al punto che l’herpes ancora è chiamato “fuoco di Sant’Antonio” ed i maiali giravano liberi ancora all’inizio del novecento, in alcuni paesi dell’entroterra abruzzese.



Fu così che, attraverso i secoli, l’immagine di Sant’Antonio venne associata al maiale col campanello al collo e fino agli anni sessanta del secolo scorso ogni stalla, ogni cascina aveva sulla porta quest’immagine. La compagnia del porco procurò al santo la qualifica di protettore degli animali, per cui ancora oggi si fa la benedizione, ma anche dei macellai. Quando si dice l’ironia della sorte!



Finché la morte dell’Italia contadina ha decretato anche la morte del porco e Sant’Antonio s'è ritrovato .... a cavallo!



Dott. Giovanni Maggi



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