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CASTRUM VAXANI (IUXTA SUTRIUM)

2024-01-10 14:33

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Bassano Romano,

CASTRUM VAXANI (IUXTA SUTRIUM)

10 (SEGUE DAL 20 DICEMBRE)

La leggenda delle origini, tramandata in tutti gli scritti moderni, senza che mai se ne citi la provenienza, narra della costruzione di un primo palazzo da parte di un certo Enotrio Serco sutrino e di una fondazione di Bassano da parte di prostitute e malfattori espulsi da Sutri.



Enotria, “terra del vino”, per gli antichi greci, era l’Italia ed Enotrio non può avere altro senso che ubriacone o vignaiolo, necessariamente legato al vino. Inoltre, le evidenze strutturali sopravvissute ci mostrano le vestigia di una torre/rocca, ben diversa da un palazzo, qualunque ne siano le fattezze. Di conseguenza, a meno del ritrovamento di una qualche documentazione inoppugnabile, sembra una favola di qualche bello spirito.



Quanto ai fondatori, verrebbe da dire “troppo onore”, per l’essere accomunati alle leggende di fondazione di Roma ad opera di meretrici e malviventi, ma i rari documenti ci mostrano una storia molto più lunga e faticosa. Torniamo a seguirne lo svolgimento.



Se si esclude quanto già visto sul presbiter Benedictus, dobbiamo arrivare al secolo XIII per avere notizie documentali. Abbiamo però dei riscontri indiretti che ci riguardano.



Ad esempio, la citazione degli “homines de Plocaianu” (Piazzano”), in un documento del monastero dei SS. Cosma e Damiano del 28 febbraio 1026, ci suggerisce una possibile continuità di vita, dalla fondazione nel secondo secolo a.C., dell’abitato di San Giovanni a Pollo.



Sappiamo che nel sec. XI i Conti di Galeria, che abbiamo già incontrato, estendevano il loro dominio dal litorale fino a Sutri ed oltre, il che, conseguentemente, includeva anche tutto il territorio bassanese. Erano così potenti che il conte Gerardo aiutò papa Benedetto IX, che era stato cacciato dai romani, ed in seguito impose Benedetto X sul soglio pontificio. Vedete che non è poi così strano se esiste la “fonte del Papa” nella nostra campagna!



Un altro elemento è costituito dall’affresco in San Giovanni a Pollo, databile intorno al 1080. Ma di questo tratteremo a parte, nella storia di questo insediamento.



Per tutto il secolo XII la Tuscia fu campo di battaglia tra il comune di Roma e quello di Viterbo. Nel 1167 i viterbesi giunsero ad asportare le porte (bronzee?) di San Pietro. I romani il 6 gennaio 1200 si impadronirono delle chiavi di Porta Saliciccia, che appesero all’arco di S. Vito, l’antica Porta Esquilina, dove rimasero pendenti da una catena di ferro, nella parte centrale dell’arco, fino al 1825. Si portarono via anche la campana del Comune, la famosa patarina, così chiamata perché in Viterbo si era affermata la Pataria, un movimento spirituale di contestazione radicale degli scandalosi costumi dell’alto clero; posta sulla Torre del Palazzo Senatorio in Campidoglio, è ancora in attività, sebbene più volte rifusa.



Dunque, trascorso il secolo XII con una mancanza pressoché assoluta di notizie, entriamo nel 1200 e troviamo nell’atto di compravendita di un terreno in località Plazanum, del 27 febbraio 1209, Nicola Berizonis e gli


eredi di Egidio Cappelli

, importante famiglia bassanese, che sono indicati come confinanti. Risale al 1252 la bolla di nomina di


D. Giuseppe Liberati

 a rettore della chiesa parrocchiale


Santa Maria

, immediate subiectae, cioè direttamente soggetta alla santa sede. Il documento è testimoniato esistente ancora nel 1818 e nel 1575 il vescovo Stradella conferma che la nomina rettorale spetti ancora al pontefice. Nel medioevo, normalmente, tutte le chiese principali, direttamente soggette al vescovo, venivano intitolate a santa Maria. Il nome è rimasto con l’aggiunta della qualifica di “Assunta”. Il dogma dell’assunzione venne proclamato il 1° novembre 1950, da parte di Pio XII, ma la devozione risale al secolo V.



Era questa, verosimilmente, la chiesa castrale, considerandone l’antichità e la prossimità al castello, ma spesso la chiesa si trovava, all’epoca, esterna alle mura; è quindi possibile che non fosse quella la più antica. La chiesa all’esterno era una scelta strategica che, pur consentendo la frequentazione dei riti ai residenti del contado, evitava di far introdurre nel castello estranei e nemici.



Dott. Giovanni Maggi



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